Come sono cambiate le abitudini con il cibo d’asporto?

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asporto

Già da molto tempo prima della pandemia, l’asporto aveva avuto un buon successo: capita ancora spesso di non aver voglia di mettersi ai fornelli ma volersi comunque regalare una coccola mangiando un buon pasto senza muoversi dal divano.

Basta pensare anche alle cene in cui i presenti sono numerosi: tanti ospiti a casa, da sfamare nel minor tempo possibile. In tutte queste situazioni – e in molte altre – l’asporto è riuscito a rappresentare una soluzione efficace, capace di ottimizzare i tempi e di godersi un menù speciale senza uscire dalla propria abitazione.

Con l’arrivo del lockdown, però, questo piacere insolito si è trasformato nell’unico modo possibile per godersi le prelibatezze dei ristoranti: nei momenti in cui avevamo voglia di un pasto diverso o cucinato da mani professioniste, l’unica via possibile era quello di farselo consegnare a casa. 

Ma non solo: la pandemia ha fatto dell’asporto una modalità capace di toccare qualsiasi aspetto della gastronomia. Se la pizza ordinata e fatta arrivare a casa non è mai stato un pasto insolito, siamo rimasti sconcertati quando anche il caffè non poteva più essere servito al bancone del bar. 

La routine, dunque, era cambiata, ed i ristoranti aperti ci mancavano sempre di più. Ora che finalmente le porte dei locali hanno potuto riaprirsi, le persone non hanno atteso un giorno in più per fiondarsi a tavola con amici e parenti, godendosi la propria cena o il proprio pranzo comodamente accolti tra le mura del proprio ristorante preferito. 

C’è da dire, però, che l’asporto in questo ultimo anno e mezzo ha vissuto un explois, passando da una modalità più o meno usata a una delle maggiormente gettonate. Essendo stata l’unica via per poter continuare a servire i clienti, molti ristoranti – anche quelli che non si erano mai prestati a fare questo tipo di servizio – si sono dovuti riadattare, andando ad ampliare le loro abitudini. 

Ora, infatti, nella quotidianità degli italiani (e non solo) ordinare il pasto a casa è diventato più frequente: recarsi al ristorante rimane una tradizione e un piacere intoccabile, ma quando si vuole rimanere a casa, oggi l’opzione dell’asporto risulta molto più gettonata perché più conosciuta. 

Asporto: un fenomeno mondiale 

Si tratta, infatti, di un fenomeno non è solo italiano. Una ricerca inglese effettuata da Avira mostra come, almeno un britannico su 100, tra gli under 35, affermerebbe di consumare almeno un pasto da asporto ogni giorno. 

Per fare riferimento alla nostra generazione, nel Regno Unito si parla addirittura di “Takeaway generation”, riferendosi in particolare ai giovani e ai millenials, i nati tra gli anni ’80 e il 2000 e che si trovano ora nella fascia di età tra i 15 e i 35 anni, che non rinuncerebbero facilmente ad un pasto pronto da ricevere direttamente a domicilio.

Invece, I dati raccolti dalla Coldiretti segnalano che circa un italiano su tre (il 37%) acquista cibo d’asporto. Tendenza che in questo speciale momento storico può tradursi in opportunità per tutte quelle strutture specializzate che sono state le più penalizzate dal lockdown: bar, trattorie e ristoranti (specie se situate in prossimità di stazioni ferroviarie, bus, uffici).