Cambiamo i tempi, si va avanti velocemente, nuove mani apprendono la tradizione culinaria dell’Emilia.
La tradizione rimane salda nei movimenti abili di nonne, zie, signore, le zdàure. Figure importanti, un patrimonio culturale, dove poter imparare, apprendere la sacra arte della sfoglia, il fatto a mano lento, la bontà creata a suon di mattarello infarinato, dove il grande tagliere di legno si comporta da teatro ospitante di mille magie di pasta.
Quasi una meditazione lenta ma vigorosa al momento giusto, assecondando il tempo di farine e uova, ma anche zucchero sale, carni e pomodoro, giusto il tempo di rinascere in delizia.
Ma che fine hanno fatto oggi, i tempi infiniti e le mani sapienti di ricette fatte lentamente a mano seguendo i ritmi della campagna? Esistono ancora, si ci sono tante fatine buone senza età, che hanno saputo tramandare con amore tutto quello che bisogna sapere sulle meraviglie del cibo emiliano.
Tradizione che è passata in mano giovane, rito che continua a creare vassoi di tortellini, teglie di lasagne fumanti, e tutto ciò che la storia culinaria dell’Emilia ci ha donato.
Anche se la gastronomia si è evoluta, abbiamo più scelte, ingredienti di ogni tipo, ma c’è ancora posto per la tradizione quella vera, che non è mai stata così viva e protagonista di cucine più moderne e mani volenterose di apprendere, magari perché no, con un tocco di imprenditorialità.
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